Il Fiorone Domenico Tauro per il futuro agroalimentare della Puglia

Il fiorone nero di Terlizzi Domenico Tauro è stato ideato dal medesimo sindaco di Terlizzi che a fine ‘700 innestò un fico di una casata spagnola, il Sauro, con un prodotto autoctono locale, ottenendo per l’appunto la varietà che prende il suo nome e che per la sua buccia spessa, consente esportazioni all’estero e valorizzazione dello stesso.

Sebbene il prodotto stesse sparendo, la regione Puglia diversi anni fa lo inserì all’interno di una misura del PSR sulla biodiversità.

La puglia infatti nell’immediato dopoguerra aveva il più grande patrimonio di biodiversità legato ai fichi fioroni, anche se negli ultimi anni è stata superata dalla Campania.

La pianta è bifera, porta cioè due frutti all’anno: il fiorone a giugno – luglio e il fico a settembre. Risulta strategico poiché la pianta ha un bassissimo costo legato alla sua gestione, regge ottimamente lo stress idrico, in una regione come la Puglia che alla luce dei cambiamenti climatici si candida al rischio desertificazione.

Ma non solo. Da una pianta ben tenuta è possibile arrivare a ricavare una produzione lorda vendibile elevata, in cui il principale costo è legato alla esclusiva raccolta. Suddetta produzione può aumentare se si investe sui prodotti trasformati e a km 0, come confettura da abbinare sui formaggi e cotto di fichi da usare per la preparazione dei dolci natalizi e pasquali.

Il Tauro è strategico per quanto concerne il mercato del potassio alimentare europeo, che vede l’invasione di banane dall’America latina, trascurando i rischi di devastazione del territorio legati all’utilizzo di prodotti fitosanitari.

In un mondo che cambia e che ha sempre più fame, il Tauro potrebbe essere una via di uscita per salvaguardare l’ambiente e il pianeta, ma anche le tradizioni e i sapori dolci.